Amici e amiche di questo blog….ho pensato tanto prima di scrivere questo articolo, ma ricevo troppo spesso sulla mia bacheca questo post che mi fa montare un nervoso che non vi dico, ma andiamo per punti, cominciamo dal post che è il seguente:
“Dopo un trattamento della chemio, è vero che ci vogliono anni finché non ti senti di nuovo vivo… con gli effetti collaterali della chemioterapia e delle radiazioni non sarai mai al 100 % perché il tuo sistema immunitario è debole.Certo, nei momenti più difficili della vita ti accorgi di chi sono i tuoi veri amici o di persone che ti apprezzano davvero.Purtroppo, come la maggior parte delle amicizie, gli amici di fb ti lasciano nel bel mezzo di una storia. Pubblicheranno un “piacere” per la storia, ma non leggono il tuo messaggio quando vedono che è lungo.Più della metà ha smesso di leggere. Alcuni potrebbero già essere andati al prossimo post nella tua sezione notizie.Ho deciso di pubblicare questo post a sostegno delle famiglie di amici e parenti che hanno combattuto questa terribile malattia fino alla fine…Ora, mi concentro su chi si prende il tempo di leggere questo post fino alla fine… un piccolo test, se vuoi, solo per vedere chi legge, e chi lo condivide senza leggere.Il cancro e ‘ un nemico molto invasivo e distruttivo per i nostri corpi. Anche dopo la fine del trattamento, il corpo rimane devastato, anche nel tentativo di ripristinare e ripristinare i danni causati dal trattamento per combattere la malattia. E ‘ un processo molto lungo.Per favore, in onore di un familiare o di un amico morto di cancro, o continuare a combattere il cancro, o addirittura avere il cancro; copia e incolla questo post come post sul tuo fb.Quante volte abbiamo sentito gli altri dire: “se hai bisogno di qualcosa, ti prego non esitare a chiamarmi, io sarò lì ad aiutarti”. così scommetto la maggior parte chi ha visto questo post (magari anche leggere fino alla fine) Lo pubblicherà, per mostrare il vostro sostegno alla famiglia / amico che può lottare.
Copia e incolla – ma non condividere questo post.Vorrei sapere su chi posso contare per prenderti un minuto della tua giornata e leggere davvero questo. Una volta finito questo, scrivi “fatto” nei commenti.”
Ecco servita cari signori la fiera dell’ipocrisia, la maggior parte delle persone che condivide sarà certamente in buona fede, ma sicuramente il 100% non sono persone , grazie al Cielo, che sanno cosa vuol dire chemioterapia, radioterapia…insomma curarsi da un cancro . Io festeggio 10 anni dal mio primo intervento e di lotta contro il cancro e di una malattia degenerativa. Ho pochi anni di vita, ma che importa, ora vivo e sono qua con la mano che vola sulla tastiera per dire a tutte le persone che il cancro e soprattutto le persone che lo combattono non hanno bisogno di questo pietismo misto a ipocrisia. Adesso non so chi ha scritto stà stronzata di post, ma da persona che è in prima persona a lottare , amici vi dico, vi prego , vi scongiuro scrivete che il cancro ha bisogno di leggerezza, di serenità, di sorrisi, di meno burocrazia nella salute, di musica rilassante nei reparti oncologici, di medici aiutati dalle istituzioni, ma soprattutto della Scienza che non smetta mai questa meravigliosa evoluzione che si chiama RICERCA. Questo è il vero sostegno, perché ognuno combatte la propria battaglia da solo con il proprio nemico . In un mio libro ho spiegato come io e mio marito stiamo affrontando tutto questo con il sorriso e la consapevolezza di quello che potrà accadere……
….Appuntamento non smaniato, comunque di corsa
dal medico, l’amico medico di sempre…una
sventura, esami, accertamenti, poi l’incontro per la
risposta con il medico, l’amico di sempre a questo
punto…di sventura. Mi siedo, rido della sua
improbabile cravatta rossa abbinata a calze
altrettanto improbabili rosa, da un medico
abbigliato così mi aspetto solo buone notizie.
Accidenti, si fa serio, troppo serio, mica l’ho mai
visto così…serio, e con un “ signorina ti devo
parlare seriamente, molto seriamente” … della sua
cravatta e calzino appaiato stile Gabibbo
improvvisamente non m’importa più nulla. Ascolto
in silenzio, me ne vado in silenzio, resto immobile
non so per quanto tempo seduta sulla panchina del
viale dell’ospedale in silenzio, con una sola
domanda: e adesso? E adesso cara Daniela la
biopsia, pet-tac, poi attese, ancora analisi, terapie
poi accertamenti, ancora medici, consulti,
scintigrafie, risonanze, … e io? Niente! Non è
successo niente, decido che affronterò questo
niente, perché è cosi che lo chiamerò “niente”,
chiamarla grave malattia è dargli importanza,
troppa importanza che non merita. Gli darò
rispetto, ma a modo mio.
Caro NIENTE
non avrai vita facile, anzi non l’avrai per NIENTE. Io
ho l’amore tu NIENTE, io ho la voglia di battermi e ti
batterò, io ho la consapevolezza della mia
debolezza, tu NIENTE, io ho la voglia di attaccarti,
appiccicarti da qualche parte, ma non subirti,
tanto non sei NIENTE! Sei un pieno di NIENTE, sei
come un vuoto da rendere, perché non c’è NIENTE,
per me senti bene: sei già finito, sei da buttare.
Sorrido quando a volte le persone vengono a
sapere della mia salute, strabuzzano gli occhi e
dicono “a vederti sembra che tu non abbia niente”,
ecco l’hai detto, NIENTE! Ma che amici, ma fammi il
piacere! Non ti darò spazio di raccontarti
consolanti sciocchezze su faccende serie come la
mia vita, quindi non solo ti considererò un NIENTE,
ma ti dico che presto mi odierai e che sarà buona
cosa perché prima mi odierai e prima comincerai a
pensare che sei un NIENTE. Sono fiduciosa di questo,
il tempo è galantuomo. Ci dovremo lasciare, e ci
sono dei passaggi obbligati che tuttavia sono
diseguali per tutti caro NIENTE, forse il tuo dolore è
in una quantità limitata e cesserà semplicemente
quando ti sarai consumato, forse se ti concentrerai
soffrirai le pene dell’inferno e ti dissolverai in poco
tempo, ma non mi userai come appoggio per
andare oltre, per crescere. Forse andrai da uno
psicologo che ti dirà che hai una sindrome
nevrotica, depressiva e compulsiva, soffrirai per
non aver raggiunto l’obiettivo con me tanto da
rovinarti l’esistenza. So di certo che non ci sono
regole, e non c’è una situazione uguale all’altra,
dipende cosa accadrà nel frattempo è chiaro, ma
stanne certo non ti darò pacche sulle spalle, non ti
userò come periodico rifugio per le mie lacrime e
non ti permetterò di farlo con me. Presto mi
odierai di un odio forte e intenso come poteva
essere, soltanto, il tuo trionfo visto di spalle. Non so
che farci, ma questa sono io!
….Anche mio marito ormai è rassegnato quando mi chiede “ Come va ? Cosa c’è? Come stai?… Ma cosa te lo chiedo a fare tanto la risposta è niente!”. A questo proposito ho un piacevole pensiero che ho fatto mio in questo momento delicato della mia vita: penso che quando una persona, alla quale si vuole bene, attraversa un momento difficile, perché afflitta da una malattia fisica, l’altra persona deve farle da autista. Mi spiego meglio, mio marito è separato dalla mia realtà, il male è dentro il mio corpo non il suo, ma viaggiamo insieme sulla stessa auto, lui è solo l’autista, ma come ogni bravo autista è pronto a seguire le indicazioni che gli giungono dal sedile accanto, mi protegge, mi ama e mi accompagna. Non spetta nè a lui nè a me decidere quale sarà la destinazione, possiamo però insieme decidere il percorso. Cosi, siamo una coppia che sa in che direzione andare, una coppia speciale. Le parole che entrano nella nostra mente sono molto importanti, così ho trasformato un niente in TUTTO. Qualche “intronamento” da parte dei medici, sbalordimento dei miei amici, stupore da parte degli altri pazienti. La speranza mi rigenera da sempre, ciascuno di noi nutre speranze diverse e con il tempo sono soggette a cambiare. Io credo che dobbiamo sperare per riuscire a guardare avanti, la speranza ci ispira e ci dà la forza di mirare a un traguardo e ci incoraggia per raggiungerlo. Se non nutrissimo la speranza di vincere alla lotteria, di innamorarci, che le guerre finiscano, che il modo divenga libero da ogni sorta di malvagità, che tutti abbiano di che sfamarsi, una casa, una famiglia o nel successo di una cura, se non potessimo sperare in tutto questo, credo, non si avrebbe più ragione di vivere. La vita ci riserva sorprese inaspettate, ho visto persone arrendersi dopo aver ricevuto la notizia di essere stati aggrediti da un niente. Avranno pensato “ che senso ha tenersi aggrappato alla vita quando non ti danno più speranze?”. Io nel ricevere una notizia tanto spietata, mi sono disperatamente infuriata e ho sentito la sfida della malattia, non ho neanche per un istante abbandonato la speranza di guarire, per arrivare un giorno a dimostrare con gioia che il niente è proprio nulla. Perché la differenza tra il semplice esistere e il vivere la vita è tanto grande, quanto la differenza tra morire e vivere. Siamo creature fantastiche non dimentichiamolo mai, il nostro corpo è una macchina complessa capace di compiere azioni straordinarie. Ci chiediamo mai quale sia la più efficace terapia che abbiamo a disposizione? La risposta, ancora una volta, è: l’amore. Medicina che cura tutte le malattie del mondo, una terapia prescritta di sovente, ma seguita di rado. Consiglio di assumerne quotidianamente la nostra dose e facciamo in modo che anche altri attingano alla nostra scorta. Se offriamo amore a piene mani, non v’è rischio di overdose, le nostre scorte non si esauriranno mai e non causeremo nessun effetto collaterale. Un dolore chiuso in se stesso non ha senso, solo condividerlo può dargli significato, e allora potrà succedere solo quello che sta succedendo a me in modo inevitabile… imparare a vivere con me stessa!
Imparare a morire, vivendo!
( La differenza sta nella vita di Daniela Bonati – Giraldi Editore)