Amo scrivere da sempre. Amo la scrittura. Amo.
Amo le frasi tra parentesi. Quelle che nessuno sottolinea mai. Così potenti da potersi intrufolare ovunque, rompere ogni costrutto sintattico e deviare dal significato principale sviscerando un particolare; qualcosa di appena sussurrato, quasi volutamente celato. Ci hai mai pensato? Solo chi ha un vero interesse arriva a leggere tra parentesi. Se vuoi davvero conoscere una persona, devi entrare nelle sue parentesi.(Ed è tra parentesi che scriverei la nostra storia, per proteggerla da un mondo che legge solo i punti esclamativi.)
Che poi, è curioso il destino delle due parentesi… Mai abbastanza vicine da toccarsi. Eppure così visceralmente legate da non poter esistere, l’una in assenza dell’altra. Graficamente, sembrano due persone protese in un abbraccio. Ed è quello che c’è dentro – il significato che contengono – ad unirle, annullando le distanze sul foglio.
Prendiamo esempio, io e te, da quelle due parentesi. Tra noi, solo un significato: il nostro. E tutto il resto fuori.
I puntini di sospensione m’incutono timore, non sai mai cosa nascondono… I due punti, invece, servono a spiegare o definire: ma non si può sempre spiegare tutto e, si sa, definire è limitare.
E poi c’è il punto, il punto semplice, che secondo me di semplice non ha nulla. É sempre difficile mettere un punto, decisamente troppo definitivo e sentenzioso, senza contare che bisogna andare a capo o addirittura voltare pagina e, per le persone come me, è difficilissimo ricominciare da capo, praticamente impossibile, perché qualcosa resta sempre e nemmeno una pagina nuova sarà mai completamente bianca.
I punti esclamativi invece, sono proprio prepotenti, come un urlo in faccia, un fuoco d’artificio, esplodono sì, ma fanno troppo rumore! e dopo… dopo lasciano sempre un silenzio imbarazzante.
I punti interrogativi? Non parliamone nemmeno, quelli sono pericolosissimi. E’ già nella loro forma il problema. Hanno quel cappio, quel cappio a uncino che potrebbe prenderti per il collo, e strangolarti.
Sul punto e virgola non ho molto da dire, non mi sembra ‘né carne né pesce’, anzi forse nessuno l’ha ancora capito davvero; perché di fatto si può usare sempre o non usare mai.
Infine, però, ci sono le virgole, amo immensamente le virgole, dopo una virgola può cambiare tutto e non cambiare nulla, ogni virgola è un respiro, un silenzio breve tra una parola e un’altra, una piccola pausa: uno sguardo, un sorriso, un’intesa, un sospiro. Le virgole sono la parte più interessante di un discorso, hanno la forma di una culla, e infatti sono calme e rassicuranti, scandiscono le sfumature e fanno sempre la differenza, sempre. Dove c’è una virgola non c’è fine, non c’è angoscia, non c’è dubbio, non c’è rumore, c’è solo la voglia di continuare.
Io, te, noi, poi di nuovo io e te, e ancora noi, in un modo, o nell’altro, noi, lontani, vicini, noi più, noi meno, sorriso, abbraccio, lacrima, colore, alba, tramonto, notte, alba, sfumatura, onda, vento, mare, pioggia, nuvola, sale, sole, corolla, petalo, fiore, e, , , , , , , ,e stavolta non voglio proprio terminare, a dopo,
